Dopo i contenuti aumenti registrati ad aprile, a maggio torna a scendere il clima di fiducia sia delle imprese (da 110,4 a 108,7) che dei consumatori (da 105,5 a 105,1). La stima preliminare dell’Istat indica per questi ultimi un ritorno ai livelli dello scorso marzo, con il giudizio sul clima economico che aumenta da 119 a 119,8 ma quelli che riguardano il clima personale, corrente e futuro diminuiscono (rispettivamente da 100,9 a 100,1, da 100,2 a 100 e da 113,3 a 112,6).
Per quanto riguarda invece le imprese, il segno meno riappare dopo due mesi consecutivi di crescita, con un generale peggioramento in tutti i comparti: nella manifattura e nelle costruzioni l’indice scende, rispettivamente, da 102,8 a 101,4 e da 164,2 a 159,4 nei servizi di mercato da 105,5 a 104,1 e nel commercio da 112,9 a 111,6. In quest’ultimo comparto viene giudicato in miglioramento il livello degli ordini, male invece l’andamento degli affari e le aspettative sugli ordini stessi. Nel commercio al dettaglio si deteriorano tutte le componenti, da notare che il peggioramento della fiducia emerge solo nella grande distribuzione mentre è in risalita in quella tradizionale.
“La riduzione della fiducia dei consumatori e degli imprenditori rilevata a maggio – commenta l’ufficio studi di Confcommercio – non è affatto grave ma riflette direttamente le incertezze che caratterizzano il quadro economico, a cominciare dall’inflazione il cui riassorbimento potrebbe essere più lento del previsto. Lo stesso peggioramento del sentiment presso le imprese del turismo va interpretato come un fisiologico riallineamento su valori comunque elevati, dopo lo strappo di aprile. Nel complesso, allo stato attuale, sarebbe, quindi, prematuro leggere lo stop della fiducia come l’inizio di una fase di ripiegamento dell’attività economica che, in ogni caso, appare in moderato rallentamento come si evince dalle recenti dinamiche della produzione industriale e delle vendite al dettaglio”.