L’inflazione a giugno prosegue la parabola in discesa: si attesta al 6,4%, la variazione congiunturale su maggio è nulla. Una discesa determinata soprattutto dal rallentamento dei prezzi dei beni energetici, che si “fermano” al +2%.
“Con l’inflazione a questi livelli – commenta Federconsumatori -, le ricadute per le famiglie sono comunque estremamente onerose: secondo le stime dell’O.N.F. pari a 1.907,20 euro annui a famiglia. Aumenti che non hanno lo stesso impatto per tutti: pesano molto di più per le famiglie meno abbienti, come ha rilevato ieri nella relazione annuale il Presidente dell’Antitrust, sottolineando anche come il 55% delle famiglie ha eroso i propri risparmi a causa dell’aumento dei prezzi”.
“Sono innumerevoli le difficoltà e le rinunce che sottolineiamo da tempo: secondo i dati dell’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori i cittadini continuano a ridurre i consumi di carne e pesce (-16,9%, con uno spostamento anche verso il consumo di tagli e qualità meno costosi e meno pregiati); a ricercare sempre più assiduamente offerte, sconti, acquisti di prodotti prossimi alla scadenza (abitudine adottata dal 49% dei cittadini); ad effettuare acquisti presso i discount (+11,9%)”.
“È un dato di fatto, inoltre, che i prezzi dei prodotti fondamentali sono aumentati mediamente del doppio rispetto al tasso di inflazione – conclude Federconsumatori -, cioè del 14% (prendendo a riferimento i prezzi applicati a giugno 2022 e quelli di giugno 2023). Una dinamica allarmante, che in molti casi diverge dall’andamento registrato dai costi delle materie prime. Che si voglia chiamare “excluseflaction” o “inflazione da ingordigia”, rimane il fatto che i cittadini pagano prezzi ancora eccessivamente cari, alimentando il sospetto che forti dinamiche speculative siano ancora in atto”.