La Commissione Europea è pronta a sacrificare produzioni alla base della dieta mediterranea, dal vino al pomodoro, ritenute meno importanti pur di portare avanti la propria irrealistica proposta di dimezzare l’uso di fitofarmaci. E’ quanto denuncia la Coldiretti in riferimento alla pubblicazione da parte della Commissione dell’attesa risposta alla richiesta del Consiglio di dati e valutazioni aggiuntive sull’impatto della proposta di regolamento Sur sul settore agricolo Ue.
Secondo la Commissione la proposta non porterebbe alcuna minaccia alla sicurezza alimentare, intesa come disponibilità di cibo, nonostante tutti gli studi realizzati persino da concorrente commerciali come gli americani, dicano il contrario. Ma soprattutto esprime il concetto per cui alcune produzioni sarebbero più sacrificabili di altre in quanto ritenute “meno importanti”. Ed in particolare precisa che “i maggiori impatti sulla resa si verificano in colture che hanno una rilevanza limitata per la sicurezza alimentare e dei mangimi, come l’uva, il luppolo e i pomodori”
Una vera assurdità se si pensa che il pomodoro è l’ortaggio più consumato in Europa, tal quale e come derivati (passata, polpa, pelati, sughi….), e l’uva, sia da tavola che trasformata (in vino, succhi, distillati…) è una produzione di cui l’Europa detiene il primato mondiale. Senza dimenticare che l’Italia, che è il principale produttore mondiale di vino ed il primo produttore di derivati di pomodoro in Europa, sarebbe il Paese più danneggiato da una politica europea folle e lontana dalle realtà delle imprese e dei consumatori.
Un indirizzo che tradisce ancora una volta l’approccio incomprensibile della Commissione europea al cibo, inteso come tradizione, distintività, qualità, ma anche una mancanza di visione rispetto alla possibile penalizzazioni di settori di punta dell’economia europea, con drammatici effetti sull’occupazione.
Peraltro il taglio del tessuto produttivo europeo avrebbe come unica conseguenza l’aumento delle importazioni di cibo contaminato da pesticidi da fuori dei confini comunitari dove non vengono rispettati gli stessi standard vigenti dell’Unione Europea.
E vale la pensa ricordare che in Italia sul totale dei 317 allarmi alimentari che si sono verificati nel 2022 solo 44 (14%) hanno riguardato prodotti con origine nazionale, 106 provenivano da altri Stati dell’Unione Europea (33%) e 167 da Paesi extracomunitari (53%).