ROMA – Nessun atteggiamento vessatorio, soltanto un eccesso di affetto. Così la Procura federale ha definito l’atteggiamento di Emanuela Maccarani, allenatrice della Nazionale di ginnastica ritmica, arrivando a chiedere per lei solo una ammonizione. E il collegio giudicante ha accolto in pieno la richiesta, “per aver pronunciato espressioni inadeguate nei confronti delle atlete in occasione degli allenamenti. Con espresso invito ad astenersi per l’avvenire dal commettere altre mancanze disciplinari”. Assolta invece la sua assistente Olga Tishina per non aver commesso il fatto.
Per Maccarani una liberazione. “Sono stati undici mesi difficili – ha commentato a caldo subito dopo la lettura della sentenza -. Questa vicenda ha leso la mia persona e la mia professione. E’ una ferita che mi rimarrà tutta la vita. Io ho sempre avuto la coscienza pulita, cosa che mi ha permesso di lavorare in questi mesi. Avete potuto sentire tutte le motivazioni, soprattutto le deposizioni. I fatti sono stati esposti assolutamente con chiarezza”.
Che il processo federale potesse volgere a suo favore lo si era capito fin dalla mattinata. Il procuratore Michele Rossetti, l’accusa, aveva chiesto una semplice ammonizione, ovvero un richiamo scritto chiedendo di stare più attenta, nei confronti dell’allenatrice della nazionale, evidenziando che “non c’è prova di un comportamento vessatorio nei confronti delle ragazze”. Rossetti si era spinto anche un po’ più in là individuando il solo atteggiamento di Maccarani considerato sbagliato: “un eccesso di affetto nei confronti di Anna Basta”, ovvero della grande accusatrice. E’ stata la prima delle ex Farfalle a parlare dei presunti maltrattamenti a causa dell’alimentazione.
Era scoppiato così lo scandalo in una dei team più belli e più vincenti dello sport italiano. La ex Farfalla Basta aveva raccontato pubblicamente del terrore di sottoporsi ogni giorno al controllo del peso. Operazione di routine che secondo la ex atleta diventava causa di umiliazione e di rimprovero, a tal punto che qualche ragazza si toglieva anche le forcine dai capelli pur di risultare più leggera. E, sempre secondo Basta, da quel momento della bilancia derivavano poi anche insulti e atteggiamenti discriminatori in palestra da parte di Maccarani e della sua assistente.
L’allenatrice, manifestando il suo stupore per le accuse, aveva sempre respinto ogni addebito sostenendo di non avere mai sottoposto le ragazze ad alcun maltrattamento. A prendere le sue difese, però, ci avevano pensato anche altre Farfalle. “Anna Basta provava rancore nei nostri confronti – aveva dichiarato Martina Cenfofanti nell’interrogatorio del 7 luglio in occasione dell’udienza federale – a causa del suo insuccesso personale. Era stata esclusa dalla squadra nell’anno olimpico, scelta dovuta anche a motivi tecnici. A noi non aveva mai confessato il suo stato di malessere”.
Nel frattempo Gherardo Tecchi, presidente di Federginnastica, aveva deciso di affrontare la situazione con decisione. Aveva avocato a sé il ruolo di direttore tecnico della Nazionale in attesa di fare chiarezza, vista anche la necessità di dover ottenere fin da subito la qualificazione olimpica. Aveva anche inviato all’Accademia internazionale di Desio il suo vicepresidente in qualità di commissario per occuparsi di ogni necessità delle Farfalle, con l’unica eccezione della gestione dell’allenamento lasciato nelle mani di Maccarani. A Desio inviata anche una psicologa dello sport.
Il procuratore federale aveva trascorso due giorni in Brianza a novembre per interrogare tutti, poi le udienze federali ufficiali tra la primavera e l’estate. E’ arrivato a una conclusione: da parte di Maccarani nessun atteggiamento vessatorio. Pensiero condiviso anche dal collegio giudicante. Resta da capire se sarà di questa idea anche la magistratura ordinaria.
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Novembre 14, 2024