Secondo la stima preliminare dell’Istat (guarda il link in pdf), nel terzo trimestre dell’anno il prodotto interno lordo è rimasto fermo sia rispetto al trimestre precedente, sia rispetto al terzo trimestre del 2022. La variazione acquisita per il 2023 è pari a +0,7%. Il terzo trimestre del 2023 ha avuto tre giornate lavorative in più rispetto al trimestre precedente e una giornata lavorativa in meno rispetto al terzo trimestre del 2022. La variazione congiunturale è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto nel comparto dell’agricoltura, silvicoltura e pesca, di un aumento in quello dell’industria e di una stazionarietà in quello dei servizi. Dal lato della domanda, vi è un contributo negativo della componente nazionale, al lordo delle scorte, e un apporto positivo della componente estera netta.
“L’economia italiana rimane stabile -commenta l’Istat – nel terzo trimestre del 2023 dopo il calo fatto registrare nel secondo trimestre dell’anno. Anche la dinamica tendenziale risulta stabile, interrompendo una crescita che durava da dieci trimestri consecutivi. La crescita acquisita del Pil si stabilizza perciò allo 0,7%, valore uguale a quello fatto registrare nel secondo trimestre dell’anno”. Per l’Istituto di statistica “il risultato è la sintesi, dal lato della produzione, di un calo del valore aggiunto dell’agricoltura, di una crescita dell’industria e di una sostanziale stabilità del settore dei servizi. Dal lato della domanda, si registra un contributo negativo della domanda al lordo delle scorte e un contributo positivo della domanda estera netta”.
Per l’Ufficio Studi di Confcommercio “la stagnazione del prodotto lordo, largamente attesa, certificata dalle stime preliminari del terzo trimestre, sembra dovuta all’insufficienza della domanda per consumi, condizionata dalla perdita di potere d’acquisto a sua volta determinata dalle elevate dinamiche inflazionistiche dei mesi scorsi”. Il direttore Mariano Bella ha osservato che “si allontana, l’obiettivo di una crescita dello 0,8% nell’anno in corso ipotizzata dalla Nadef, per il cui raggiungimento sarà necessaria una performance non scontata nell’ultimo quarto dell’anno in corso, non inferiore al +0,4% congiunturale. Il contesto conferma, quindi, l’opportunità del taglio del cuneo contributivo per il 2024, necessario per sostenere i consumi. D’altra parte, il rapido rientro dell’inflazione potrebbe corroborare le dinamiche del potere d’acquisto dei redditi, già nei prossimi mesi”.