Dopo un lungo periodo di frenata, a gennaio l’inflazione torna leggermente a salire: secondo le stime preliminari diffuse dall’Istat, infatti, l’indice nazionale dei prezzi al consumo è aumentato dello 0,3% su base mensile e dello 0,8% su base annua, rispetto al +0,2% e al +0,6% rispettivi del mese precedente. L’inflazione di fondo, ovvero quella al netto degli energetici e degli alimentari freschi, rallenta comunque da 3,1% a 2,8%, così come quella al netto dei soli beni energetici (da 3,4% a 3,1%).
Su base annua aumentano lievemente i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona (da +5,3% a +5,4%), mentre diminuiscono quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto rallentano (da +4,4% a +3,6%). L’accelerazione dell’inflazione rispetto a gennaio 2023 è dovuta principalmente all’aumento dei prezzi dei servizi di trasporto (da +3,7% a +4,3%) e dei beni alimentari non lavorati (da +7% a +7,5%), mentre frenano i prezzi dei beni energetici regolamentati (da -41,6% a -21,4%) e si attenua l’aumento dei prezzi dei servizi relativi ad abitazione (da +4,2% a +2,9%) e beni durevoli (da +1,5% a +0,8%). Sempre su base annua rallenta la discesa dei prezzi dei beni (da -1,5% a -0,8%), mentre quelli dei servizi passano da +3,4% a +2,9%.
Per quanto riguarda invece il confronto con il mese precedente, la crescita è dovuta soprattutto alla crescita dei prezzi dei beni alimentari non lavorati (+1,1%), dei beni alimentari lavorati (+1%), dei servizi relativi all’abitazione (+0,4%), dei beni energetici non regolamentati e degli altri beni (+0,3% entrambi). Gli effetti di questi aumenti sono stati solo in parte compensati dalla diminuzione dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti (-1,2%) e dal lieve calo dei prezzi dei beni energetici regolamentati (-0,1%).
L’inflazione acquisita per il 2024 è pari a +0,3% per l’indice generale e a +0,9% per la componente di fondo. L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA), infine, diminuisce dell’1,1% su base mensile e aumenta dello 0,9% su base annua (era +0,5% a dicembre).
Commentando i dati dell’inflazione di gennaio, il direttore dell’Ufficio Studi, Mariano Bella, ha sottolineato che “come atteso l’inflazione ha mostrato a gennaio un piccolo rimbalzo passando, secondo le stime provvisorie, dallo 0,6% di dicembre allo 0,8% (nostra stima +0,7%). Il dato conferma l’Italia, anche sulla base dell’indice armonizzato, come il Paese che, tra i grandi dell’eurozona, ha compiuto i maggiori progressi in termini di rientro delle dinamiche inflazionistiche. Il quadro attuale rimane piuttosto rassicurante, nonostante la presenza di moderati elementi di tensione su alcuni beni energetici e sull’alimentare, nella componente non lavorata”.
“In Europa – ha detto Bella – l’indice armonizzato, anche grazie alla stagione dei saldi in alcuni paesi, è diffusamente in riduzione. La core inflation è in frenata. Ci sono le premesse, dunque, per una politica monetaria meno restrittiva da parte della BCE. L’insieme di questi fattori – inflazione sotto controllo e riduzione dei tassi guida – potrebbe dare un po’ di slancio a consumi e investimenti, snodo cruciale in un contesto di debolezza internazionale, rendendo meno dolorosa l’eventuale correzione di bilancio che sarà probabilmente necessaria in Italia”.