SEREGNO – Il sindaco Alberto Rossi rassegni al più presto le dimissioni per un atto di dignità nei confronti di sé stesso e della collettività che rappresenta. La richiesta arriva da Tiziano Mariani, già consigliere comunale della lista civica “Noi x Seregno” ed è relativa agli sviluppi della vicenda dell’aggregazione industriale tra Aeb e il gruppo A2A. Mariani non siede più tra i banchi del Consiglio comunale, ma in questa vicenda ha di certo voce in capitolo: è lui che in tutti i modi (rivolgendosi alla giustizia amministrativa, a quella penale e alla Corte dei Conti), ha cercato in tutti i modi di ostacolare l’operazione. E oggi che per il sindaco c’è il rinvio a giudizio, Mariani è davvero stupito nel constatare che tutto va avanti come se nulla fosse.
“Leggo stupito le dichiarazioni di Rossi, in merito alla costituzione di parte civile nel processo Aeb-A2A. Forse il nostro primo cittadino non si rende conto, o non sa, che “l’indagato” è lui come afferma la Procura della Repubblica. E’ accusato di diversi reati penali e soprattutto di aver causato, come afferma la Procura un danno di oltre 60 milioni di euro. Di fronte a questa situazione afferma ingenuamente di condividere pienamente che il Comune e i suoi cittadini agiscano contro di lui costituendosi parte civile”.
Secondo Mariani dopo il rinvio a giudizio c’era una sola decisione da prendere: non la costituzione di parte civile, bensì quella di rassegnare le dimissioni. “Sarebbero state opportune – spiega Mariani – insieme alla costituzione di parte civile da parte del Comune. A quanto pare il mondo è cambiato o forse non esiste più la repubblica del diritto e mi trovo in una realtà sudamericana. La vicenda appare grottesca. Non possiamo che augurarci che l’azione giudiziaria giunga a far chiarezza definitivamente su illegittimità palesi e comportamenti censurabili sotto il profilo morale e politico”.
Mariani aveva già ottenuto la sua vittoria in sede di giustizia amministrativa. Prima il Tar Lombardia e poi il Consiglio di Stato avevano riconosciuto che non gli era stato concesso di esercitare il suo ruolo di consigliere comunale negandogli la “due diligence” che delineava le strategie aziendali e la convenienza dell’operazione. Il Consiglio di Stato, inoltre, aveva evidenziato che l’operazione poteva essere condotta soltanto con una gara a evidenza pubblica.
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