BERGAMO – All’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo è stato eseguito per la prima volta un trapianto di un cuore trasportato ancora battente (dopo essere stato prelevato dal donatore) grazie alla speciale apparecchiatura ‘OCS-Heart‘ per la conservazione e cura degli organi, disponibile in pochissimi centri in Italia e da poco in dotazione all’Asst Papa Giovanni XXIII.
A prelevare il cuore, nelle sale operatorie di un ospedale di un’altra regione, è stata un’equipe mista di cardiochirurghi anestesisti e perfusionisti partiti da Bergamo. Il cuore del donatore, dopo il prelievo, ha ripreso a battere nella scatola sterile irrorato da sangue caldo e ossigenato, per ridurre il periodo di non perfusione che è particolarmente dannoso per gli organi. È questa infusione continua nelle coronarie a garantire la contrattilità e la pulsatilità del cuore del donatore. I cardiochirurghi possono monitorare in continuo tutti i valori dell’organo, valutare lo stato di salute del cuore in tempo reale, intervenire per modificare i parametri emodinamici e metabolici con l’obiettivo di migliorare la funzionalità dell’organo, ma anche valutare con maggiore tempo a disposizione se interrompere il trapianto, qualora il cuore donato sia ad alto rischio di disfunzione immediata.
È il primo trapianto di cuore battente realizzato all’ospedale di Bergamo con l’innovativo sistema, un’apparecchiatura portatile di perfusione cardiaca conosciuta anche come “cuore in una scatola”, che rappresenta una delle più significative innovazioni tecnologiche nel campo dei trapianti e della preservazione d’organo. A ricevere il cuore da donatore, è stato un 58enne, che da circa due anni era assistito con un dispositivo di assistenza ventricolare meccanica (VAD). Il paziente ora sta bene ed è stato dimesso dalla terapia intensiva.
Il ‘cuore in una scatola‘ ha il vantaggio di poter dilatare il tempo disponibile per i cardiochirurghi tra il prelievo ed il trapianto. È ora possibile far arrivare a Bergamo l’organo da un donatore idoneo con un tempo superiore alle 4-6 ore necessarie per il trasporto tempo considerato a rischio per la disfunzione precoce dell’organo. Questo rende possibile andare a recuperare il cuore anche quando l’ospedale in cui va effettuato il prelievo si trovi in un’area geografica poco accessibile, ad esempio perché lontana dagli aeroporti. Così possono essere utilizzati organi che altrimenti avrebbero avuto scarse probabilità di arrivare al paziente ricevente con la necessaria funzionalità. Ancora con questo sistema è possibile accettare cuori con una funzione non ottimale e valutare nella fase di perfusione nella “scatola” la qualità dell’organo prima di poterlo impiegare per il trapianto.
“Aver acquisito questa attrezzatura, con un notevole investimento da parte dell’Ospedale, significa per noi mettere a disposizione dei nostri pazienti in lista d’attesa una possibilità in più per ricevere un organo da donatore – ha spiegato Amedeo Terzi, responsabile del programma trapianti di cuore dell’ASST Papa Giovanni XXIII -. Ci aspettiamo che questo si traduca a regime in una riduzione dei tempi di attesa per chi è in lista per un trapianto”.
La disponibilità di organi per il trapianto rimane molto limitata e comunque inferiore rispetto al numero di pazienti in lista d’attesa. Anche per questo ogni cuore donato è estremamente prezioso. Secondo le ultime rilevazioni disponibili a livello nazionale, su 190 cuori proposti per un trapianto fuori regione nel 2022 dai vari centri italiani, solo 32 (16,8%) sono stati accettati e infine 23 trapiantati (12,1%). Tra i vari motivi del mancato utilizzo, il 37,4% dei casi è dovuto alla “marginalità dell’organo” cioè la valutazione, per vari motivi, che l’organo non sia idoneo a garantire una sufficiente funzionalità dopo il trapianto. L’innovativo sistema OCS può rivelarsi utile per contribuire a ridurre questo dato.