È una ‘tempesta perfetta’ quella che sta attraversando il mercato mondiale del caffè a causa di diversi fattori concomitanti che negli ultimi mesi hanno spinto al rialzo i prezzi della materia prima. Una situazione che sta destando forte preoccupazione tra le imprese di torrefazione italiane per i conseguenti, pesanti incrementi dei costi e che, se dovesse persistere, “potrebbe portare ad una rivisitazione dei listini”. Il grido d’allarme arriva da Altoga (l’Associazione nazionale torrefattori, importatori di caffè e grossisti alimentari) aderente a Federgrossisti-Confcommercio.
In particolare, negli ultimi sei mesi le quotazioni di borsa del caffè robusta hanno registrato un rialzo di oltre il 90% e quelle della varietà arabica del 55%. Diverse le cause alla base di questi aumenti: nel primo caso, una forte contrazione dell’offerta da parte del Vietnam (il maggiore produttore mondiale della varietà), nel secondo caso le avverse condizioni metereologiche in Brasile e l’intensificarsi dei problemi di reperibilità del robusta che hanno spinto molti torrefattori a modificare le miscele utilizzando una maggiore percentuale di arabica.
“A questo – conclude l’Associazione dei torrefattori – si devono aggiungere due ulteriori elementi di criticità: lo sfavorevole tasso di cambio per il rafforzamento del dollaro sull’euro, a causa delle divergenti politiche sui tassi di interesse applicate da Fed e Bce, che ha inciso sul costo del caffè fino a un +4% negli ultimi mesi. Il secondo elemento è di tipo logistico ed è legato all’aumento dei costi del carburante, alla necessità di evitare il passaggio nel Mar Rosso con conseguente aumento di tempi e costi di percorrenza delle navi provenienti da Oriente, alla scarsa reperibilità di containers che perdura a livello mondiale e ai maggiori premi assicurativi richiesti sulla base dei rischi connessi alla mancata consegna. Fattori che, complessivamente, incidono sui costi di importazione del caffè fino al 50% in più rispetto a sei mesi fa”.