BOLOGNA – I militari del Comando Provinciale della Guardia di finanza di Bologna, nell’ambito delle azioni di contrasto all’evasione fiscale, hanno condotto specifiche attività investigative finalizzate all’emersione di redditi derivanti dalla commissione di illeciti di natura penale.
Le attività di indagine, concluse dal locale Nucleo di Polizia Economico Finanziaria e conseguenti a specifica azione sinergica con la Procura della Repubblica di Bologna, hanno permesso di ricondurre a tassazione redditi non dichiarati per circa 30 milioni di euro. Si tratta di ricchezze che sarebbero state illecitamente accumulate, mediante la commissione di reati di varia natura, riscontrati nell’ambito di indagini condotte anche da altre Forze di Polizia operanti sul territorio felsineo.
In merito, la norma di riferimento è l’art. 14, comma 4 della Legge 537 del 24 dicembre 1993, che prevede specifiche condizioni per la sottoposizione a tassazione di proventi derivanti da illecito, anche penale.
I controlli hanno riguardato, in particolare, 7 persone fisiche, segnalate a vario titolo per reati – dai quali avevano tratto un ingente profitto economico – quali quelli di circonvenzione di incapace o peculato, perpetrati da amministratori di sostegno e tutori legali di persone in particolare stato di bisogno, autoriciclaggio, finalizzato a “ripulire” capitali illeciti attraverso l’investimento in strumenti finanziari, false comunicazioni sociali e manipolazione del mercato, a motivo dei quali sono anche stati truffati ignari investitori, per importi milionari.
In alcuni casi il profitto illecito ricostruito dagli investigatori è risultato così elevato che gli interessati sono stati denunciati anche per la commissione di reati fiscali.