Le stime preliminari dell’Istat ci dicono che a maggio l’indice dei prezzi al consumo è rimasto fermo ai dati del mese precedente con un aumento dello 0,2% su base mensile e dello 0,8% su base annua. In rallentamento i prezzi dei Beni alimentari lavorati (da +2,5% a +2,1%), dei Servizi relativi ai trasporti (da +2,7% a +2,4%) e dei Servizi relativi all’abitazione (da +2,8% a +2,6%); per contro, si attenua la flessione dei prezzi degli Energetici non regolamentati (da -13,9% a -13,5%) e regolamentati (da -1,3% a una variazione tendenziale nulla) e accelerano lievemente quelli dei Beni alimentari non lavorati (da +2,2% a +2,3%). La dinamica tendenziale dei prezzi dei beni registra una flessione leggermente più ampia (da -0,6% a -0,8%) e quella dei servizi è in lieve decelerazione (da +2,9% a +2,7%), lasciando
invariato il differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni (a +3,5 punti percentuali). I prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona rallentano su base tendenziale (da +2,3% a +2%), mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto restano stabili (a +2,6%). L’Inflazione acquisita per il 2024 è pari a +0,8% per l’indice generale e a +1,8% per la componente di fondo. In base alle stime preliminari, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) aumenta di 0,2% su base mensile e dello 0,8% su base annua (da +0,9% del mese precedente).
Commentando i dati preliminari dell’Istat, il direttore dell’Ufficio Studi di Confcommercio, Mariano Bella, ha sottolineato che “anche a maggio l’inflazione italiana si conferma ampiamente sotto controllo con un tasso di variazione su base annua (0,8%) tra i più esigui dell’intera eurozona. Questa dimensione virtuosa potrebbe costituire, però, un rischio per il nostro paese: a fronte di tassi di riferimento uguali nell’euroarea (4,5%), un’inflazione sotto l’1% implica tassi reali non coerenti con le necessità di investimento privato a sostegno e completamento delle ingenti risorse pubbliche del PNRR”. “Si amplia, infatti – ha detto Bella – la forbice tra inflazione core in Italia (2,2%) e nel resto dell’Europa (2,9%), raggiungendo i sette decimi di punto dai cinque decimi di aprile. Del resto, per quanto riguarda l’Italia, i residui e marginali impulsi inflazionistici sono confinati a fattori stagionali, come nel caso degli alimentari non lavorati e dei servizi ricettivi e di ristorazione. La stabilizzazione dell’inflazione su valori attorno all’1% rappresenta la chiave per una nuova fase di crescita dei consumi, indispensabile per il raggiungimento dell’obiettivo di crescita per l’anno in corso all’1%. La domanda delle famiglie appare ancora molto fragile: dopo la riduzione congiunturale registrata nell’ultimo quarto del 2023 (-1,4), la variazione del primo trimestre del 2024 si ferma allo 0,3%. Se questo fenomeno si cronicizzasse, diventerebbe un serio problema per le prospettive future dell’intero sistema economico”.