MILANO – La Polizia di Stato di Milano ha arrestato due cittadini peruviani, un uomo di 37 anni e una donna di 58 anni residenti in città, per estorsione in concorso. L’indagine condotta dagli agenti del Commissariato Monforte Vittoria ha permesso di approfondire l’attività svolta all’interno della comunità peruviana con la junta: una forma di prestito solidale, con un pizzico di gioco d’azzardo, attraverso il quale dieci, quindici o anche venti persone si riuniscono con lo scopo di prestarsi del denaro; uno di loro svolge il ruolo di cassiere e gli altri partecipano con una quota a testa, solitamente attorno ai 500 euro a testa, che versano mensilmente per una durata che può variare dai 12 ai 15 mesi.
Il banchiere, colui che presiede la junta (traducibile in italiano con seduta, giunta, consiglio) ha la possibilità di gestire così una grossa cifra mensile di denaro, che impiega per un proprio progetto, e garantisce al termine del “contratto” il capitale investito dai partecipanti. Non solo, ogni mese viene riunito il consiglio e qui la junta si colora con un pizzico di azzardo: i partecipanti riuniti, ognuno all’insaputa degli altri, decidono in quella sede quanto versare effettivamente e lo scrivono su un biglietto. Fatto lo spoglio dei biglietti, chi ha versato la quota più alta si aggiudica il premio del mese.
Dieci partecipanti, dodici mesi e 500 euro al mese a testa garantirebbero al banchiere una disponibilità di contanti al banchiere stesso di 60mila euro annui. I partecipanti riuniti mensilmente però non sempre versano la quota di 500 euro, anzi. Per dare un pizzico di azzardo a quello che sarebbe unicamente una forma di prestito solidale tra connazionali, decidono di versare segretamente una quota da zero a 500 euro. C’è chi decide di puntare 300, chi 400, chi 250 euro e chi punta di più vince la posta mensile che il banchiere deve versare subito al vincitore, il quale, preso il suo capitale, dovrà comunque versare la sua quota di 500 euro per tutta la durata della junta. Il vantaggio sta nel cercare di puntare più basso possibile rispetto agli altri perché la differenza rimanente verrà ripartita tra gli altri partecipanti.
Si tratta di una pratica importata direttamente dal Perù, nata all’interno delle famiglie, garantita da rapporti di parentela grazie a i quali i debiti vengono sempre pagati, pratica che in Perù parrebbe consolidata ma che, all’estero, vede la “famiglia” diventare composta da connazionali non necessariamente parenti con rapporti di garanzia che si diluiscono e che non garantiscono la tenuta della junta effettuata in Perù.
Il gioco entra in crisi infatti nel momento in cui i partecipanti non pagano, e non pagando mettono in crisi il banchiere che, per coprire la junta, è costretto a coprire gli ammanchi con le proprie risorse rischiando di essere trascinato, dal consiglio, in un gorgo di debiti contratti a tassi di usura stellari da altri connazionali: un debito di 13mila euro diventa di 25mila nel giro di pochi mesi grazie a interessi del 10-15% mensile.
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Questo è il contesto nel quale gli agenti del Commissariato Monforte Vittoria si sono trovati a operare dopo aver raccolto la denuncia di una coppia di origine peruviana, che, deciso di fare una junta per finanziare una attività commerciale nel 2022, è finita preda di un giro di prestiti a strozzo tra Italia e Perù cui non ha saputo far fronte, nemmeno con l’aiuto dei familiari dal paese natio, a loro volta indebitati, divenendo vittima di minacce prima velate e indirette, effettuate con modalità pacate, poi aggressive con chiamate dal Perù in cui si dice “il mondo è piccolo” e “ho parenti a Milano”.
Nel corso della denuncia, le vittime riferiscono ai poliziotti che nella serata di sabato 6 luglio dei connazionali avrebbero fissato un incontro per ritirare duemila euro e i poliziotti decidono di presentarsi all’appuntamento, cogliendo in flagranza lo scambio del denaro e arrestando per estorsione una coppia di cittadini peruviani, iniziando da qui a scavare nelle maglie di questa fitta rete di usura, connivenza, omertà e pratiche economiche fantasma e illegali. A casa dei due arrestati vengono trovati poi 9mila euro in contanti, nascosti bene in casa e impacchettati con cura, e appunti con liste di nomi e percentuali di prestiti.
Emerge così un altro spaccato di illegalità a cui le indagini della Polizia di Stato dovranno portare a fare chiarezza sulle dimensioni effettive del fenomeno e sulla concreta pericolosità di chi esercita queste pratiche.