MONZA – Il caso dei due carabinieri di Monza sospesi dal servizio per una presunta aggressione nei confronti di un extracomunitario appena arrestato finisce sui banchi del Parlamento. L’onorevole della Lega Paolo Grimoldi ha presentato un’interrogazione parlamentare per portare all’attenzione del Governo – e in particolare dei Ministri dell’Interno e della Giustizia – la vicenda accaduta a Monza alcuni mesi fa.
Una storia che vede come protagonisti due militari in servizio al comando cittadino. I due carabinieri dopo aver arrestato e condotto in caserma un clandestino, sono stati accusati dallo stesso di percosse. Un’accusa molto pesante: i due militari sono stati sospesi dal servizio con lo stipendio dimezzato. Un processo ancora in corso e il reintegro, ad oggi ad oggi solo formale, ma non nella caserma di Monza. Dopo la scarcerazione il clandestino, che aveva già un nutrito curriculum di precedenti, oltre ad annosi problemi di tossicodipendenza, è stato nuovamente arrestato, questa volta dalla Polizia di Stato.
La vicenda è stata portata agli onori della cronaca da Salvatore Russo, consigliere comunale della Lega, e immediatamente abbracciata dal suo partito. Con l’atto finale della presentazione di un’interrogazione parlamentare da parte dell’onorevole Paolo Grimoldi.
“Noi stiamo dalla parte di questi due carabinieri, due servitori dello Stato, con le parole e con i fatti – ha dichiarato durante la conferenza stampa che ha tenuto ieri a Monza – per questo porteremo il caso in Parlamento, con un’interrogazione parlamentare al Ministro degli Interni, per chiedergli la massima attenzione del Governo sulla situazione di questi due carabinieri e perché il Governo faccia sentire tutta la sua solidarietà e vicinanza a questi due valorosi uomini delle nostre forze dell’ordine”.
Una vicenda che prosegue da mesi e che, come ha ricordato Aurora, moglie di uno dei due militari coinvolti, ha messo in ginocchio anche le rispettive famiglie. “Quelli davvero aggrediti sono stati i due militari – ha spiegato – Mio marito è in servizio da sedici anni e ha sempre svolto correttamente il suo lavoro”. Stipendio dimezzato, spese legali per potersi difendere, la difficoltà anche a spiegare ai figli quello che stava accadendo e perché il papà non indossava più la divisa e non andava più al lavoro.
“Sono convinta dell’innocenza di mio marito – ha aggiunto – Non so come sarà il nostro futuro, viviamo nel limbo. Mio marito ritornerà in servizio, probabilmente a breve, ma sulla vicenda giudiziaria non sappiamo se proseguirà un processo, se ci sarà l’archiviazione, se ci troveremo di fronte a una condanna: questo è devastante per noi”.
Ma l’onorevole Grimoldi è determinato a risolvere la vicenda. “Speriamo che sia messa la parola fine a questa storia perché auspichiamo che non si sprechino tempo e risorse dei contribuenti per fare le pulci a due onesti servitori dello Stato al posto che perseguire i criminali veri e chi delinque sul nostro territorio al posto di venire espulso come previsto dalle leggi vigenti – ha incalzato – L’aspetto inquietante della vicenda è che i giudici, malgrado la sfilza di precedenti reati del clandestino gli avevano creduto incriminando i due militari. Ora il Tribunale del Riesame ha ritenuto insussistente la misura interdittiva che era stata applicata: il quadro contro i due militari non è stato ritenuto completo e probante, in quanto non esistono indizi di colpevolezza tali da giustificare questa grave misura, dato che il referto medico parla solo di un herpes e di piccole escoriazioni alla fronte che non possono certo far desumere un pestaggio violento. In tutto questo il clandestino accusatore ha ripreso a delinquere derubando un anziano in centro e prendendo a calci un passante che lo aveva bloccato. Ora confidiamo che questo clandestino venga finalmente espulso”.
B.Api