MONZA – “Lunedì la legge Bramini diventa legge e arriva in Consiglio dei Ministri”. Così aveva annunciato il vicepremier Luigi Di Maio sabato 13 ottobre a Ivrea, in provincia di Torino, durante un incontro con gli imprenditori del Drappo Bianco, gruppo presente in tutta Italia stanco dell’oppressione fiscale da parte dello Stato.
La Legge Bramini, effettivamente, lunedì 15 ottobre in Consiglio dei Ministri è arrivata, ma solo una minima parte del grande lavoro portato avanti da Sergio Bramini e dal team di esperti è giunto a destinazione. Neanche l’imprenditore monzese fallito a causa dello Stato ha ben chiaro esattamente quali emendamenti sono stati avvallati. Ha una sola certezza: “Io non mi arrendo – commenta – Io ho gente che in me ha riposto fiducia e vado avanti: quello che ho promesso devo comunque fare in modo che si realizzi, affinché quanto è capitato a me, non capiti ad altri. Andremo avanti per emendamenti”.
Sabato sera durante l’incontro con il Drappo Bianco Luigi Di Maio aveva ribadito che lunedì quel pacchetto già ribattezzato “Legge Bramini” a tutela di chi fallisce e di chi si vede sloggiato dalla prima casa sarebbe entrato in vigore. Ma ad oggi il pacchetto legislativo resta ancora nel cassetto.
Il fondo di garanzia per gli imprenditori falliti è stato pesantemente ridimensionato. “Ne potranno usufruire poche persone, solo quegli imprenditori falliti a causa dello Stato – precisa Bramini – Non si è tenuto conto dei fallimenti a cascata, non contemplando per esempio tutti quegli imprenditori che sono falliti perché non sono stati pagati dai fornitori che, a loro volta, attendono i pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione. L’80 per cento degli imprenditori falliti non potrà accedere al fondo di garanzia”.
Anche sulla vicenda dell’articolo 560 (legge 119/2015 Renzi-Boschi) che permette lo sloggio ancora prima della vendita della casa all’asta e anche in presenza nel nucleo familiare di anziani, disabili e minori alleggia un’ombra di mistero. “Ad oggi purtroppo l’articolo 560 resta – aggiunge – Ma non so ancora in che modo e se almeno qualche cambiamento che io avevo chiesto sia stato comunque accettato”.
Sergio Bramini non intende assolutamente mollare la presa, malgrado questa ennesima doccia fredda che vede nuovamente rallentare l’entrata in vigore del suo pacchetto legislativo pronto già a metà luglio a difesa di imprenditori e semplici cittadini messi in ginocchio dalle banche e dai mancati pagamenti dello Stato.
Barbara Apicella